In ricordo di un amico, un compagno, un rugbista

Alberto

Testardo , Orgoglioso , Sornione , Generoso Alberto. Sei sempre stato il più tenace tra tutti noi, il primo nell’ impegno, il primo nel sacrificio. Alberto, mi giro un attimo e non ci sei più, sei già a caccia di un’altra sfida, un altro impegno.
Ma lo sappiamo che dietro a quel sorriso ironico, c’è un Uomo sostanzialmente timido, tanto da non voler mostrare la tua umanità, un Uomo schivo ma sincero, forte ma capace di emozionarsi.
E ancora una volta sei salito sulla tua bici e hai fatto il vuoto dietro di te, ma noi, anche se non ti vediamo sappiamo che sei là, poco più in alto, sulla curva, ed ogni tanto ti giri e ci inciti a ripartire, ci sfidi ad arrivare, sapendo quanto il tuo esempio sia sempre stato importante per noi, sempre di stimolo.
“Da grande voglio essere come i’ Turchi” …. Voci di spogliatoio.
Lo spogliatoio…. Un bel posto dove incontrare amici, e quando entravamo in campo sapere che c’eri anche tu ci ha sempre dato una certezza: il Sostegno e se anche avessimo perso la palla ci avresti pensato tu a placcare il malcapitato!
E ora non ci sei più? No! No!... I vecchi giocatori non muoiono mai, al massimo passano la palla!
E via verso un nuovo torneo! Il sudore, il fango, le botte …  e poi la birra che non ha mai avuto un sapore così dolce come dopo una partita, bevuta in compagnia degli amici che con te hanno lottato e con gli amici dell’altra parte del campo.
E tu Alberto c’eri sempre, presenza discreta ma concreta, riservata ma, all’occorrenza, incisiva. E ora ci mancherai, tanto.
Perché la morte di un amico, come la caduta di un pino gigante, lascia vuoto un pezzo di cielo. Ma per noi ARF ci sarai sempre in campo, qui dentro, e ti sentiremo ancora brontolare e incitarci. Una cosa mi è sempre piaciuta di te Alberto: la tua voglia di misurarti, di conoscere, di vedere più in alto.
Per dirla con Trilussa:
“Mentre una notte se n'annava a spasso,
la vecchia tartaruga fece er passo più lungo de la gamba e cascò giù cò la casa vortata sottoinsù.
Un rospo je strillò: "Scema che sei!
Queste sò scappatelle che costeno la pelle...
lo sò rispose lei, ma prima de morì, vedo le stelle.”

Come ci manchi Alberto e se un giorno mi chiederanno di parlare della mia vita, io, racconterò anche di te.

Lorenzo Maggini (i’ Maggio)

 

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