ARF vs Pecore Nere – Il giorno del riscatto

Nella polvere della stagione CTO 2025, con il morale incrinato da una lunga serie di sconfitte, restava solo una possibilità per gli ARF di sollevare la testa, di chiudere l’anno con un urlo di battaglia e onore. E quella possibilità si trovava laggiù, tra le mura di cinta, oltre i cancelli di ferro, nella fortezza della Città Rossa: l’Istituto Penitenziario Le Sughere di Livorno.
Come nei polverosi scenari di Giochi di Morte, gli ARF sono giunti in processione tra check-point, tornelli, controlli multipli, porte che si aprono solo se quelle alle spalle si richiudono con tonfi secchi. Uomini liberi in terra di reclusione, armati non di catene ma di spirito rugbistico. Ad attenderli: le Pecore Nere, squadra tosta e affiatata, che nel campo di casa ha forgiato gioco e carattere. Nessun volto da temere, solo avversari leali e intensi. Ma l’atmosfera era da arena post-apocalittica. Il match non sarebbe stato semplice.
Primo tempo – La rinascita
Gli ARF partono come spesso accade: sulle gambe, spenti. E le Pecore Nere non aspettano. Si portano subito a pochi metri dalla linea di meta avversaria e sembra l’ennesima fotocopia delle sconfitte passate. Ma qualcosa cambia. Un lampo negli occhi. Un’onda silenziosa che parte dalla mischia e scuote tutti. La palla corre veloce sulle mani, si apre il campo, i tre quarti allungano e… Christian schiaccia in meta. Uno a zero. Rinascita.
Si continua. Gli ARF adesso placcano, avanzano, ragionano. Un altro sfondamento centrale, poi largo, ancora, e Damia va oltre. Due a zero. Il tempo si chiude con gli ARF in vantaggio. È battaglia vera, ma la luce è accesa.
Secondo tempo – Sopravvivere per vincere
Le Pecore Nere non stanno a guardare. Tornano in campo con furore. Gli ARF sentono il colpo, il campo è duro, le gambe faticano. Smorfie, dolori, respiro corto. Una disattenzione, e le Pecore si rifanno sotto: 1-2.
Il tempo scorre, la tensione sale. Tutto potrebbe crollare. Ma Fedi, col piglio da predone, trova lo spazio, affonda, META. Tre a uno.
Si resiste fino alla fine, con l’ultimo cuore. Sapuppo, eroico, lascia sul campo tre punti – non con un calcio piazzato, ma con una sutura al labbro degna dei vecchi juggers.
Dopo il fischio – Terzo tempo e gloria
Pizza e frati sotto un cielo più leggero. Poi, oltre i muri della Città Rossa, una manciata di ARF si concede un rito di chiusura: ponce alla livornese al mitico Bar Civili. Un brindisi ruvido, antico, come i compagni di squadra che tornano finalmente alla vittoria.
ARF – Anonima Rugbisti Florentia –
In piedi, ancora una volta. E stavolta, col sorriso.